Se Cristo è anche dei non religiosi

da Il Sole 24 Ore – 6 ottobre 2024 – di Gianfranco Ravasi.

In questo articolo il Cardinal Ravasi si concentra sulla teologia biografica di Dietrich Bonhoeffer, presentata da Ludwig Monti, che esplora eventi storici e personali del pastore protestante tedesco fino al fiorire della sua concezione teologica.

Arrestato il 5 aprile 1943 per «complicità in alto tradimento della patria», sballottolato in varie carceri, due anni dopo, il 9 aprile 1945, veniva impiccato nel lager di Flossenbürg. Una tragica coincidenza cronologica, se si pensa che una ventina di giorni dopo, il 30 aprile, il suo ideale carnefice, Hitler, si uccideva a Berlino. Stiamo evocando il martirio del teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer, nato 39 anni prima nella Slesia, a Breslavia (ora in Polonia), il 4 febbraio 1906. Che si tratti di una figura straordinaria lo dice già la sua eredità bibliografica, tant’è vero che per raccogliere la versione italiana di tutte le sue opere l’editrice Queriniana ha dovuto impegnare 18 anni (1991-2009) e ben 10 volumi.

È interessante notare che la prima traduzione del suo famoso diario carcerario Resistenza e Resa fu proposta da un editore “laico”, Bompiani, nel 1969. E ora un mirabile ritratto di questo personaggio appare nell’altrettanto “laica” collana Eredi, diretta per Feltrinelli da Massimo Recalcati. È arduo abbozzare un profilo bio-bibliografico di Bonhoeffer, tenendo conto del piccolo mare testuale che lo circonda. Ci è, però, riuscito uno studioso che è anche un fine esegeta biblico, Ludwig Monti, nato nel 1974, già ospitato su queste pagine per una deliziosa raccolta di Parole di Gesù per i ragazzi, elaborata con Umberto Galimberti, sempre per Feltrinelli nel 2023.

La via da lui adottata tra quelle migliaia di dati e di pagine è veramente pertinente: egli ha delineato una “teologia biografica” perché in questo grande pensatore cristiano passato tra noi come una meteora luminosa, vita e opere, vicende contemporanee e cristologia, asse portante del suo pensiero, sono inestricabilmente intrecciate. Suggestiva risulta la reazione di un’alunna liceale dello stesso Monti che, dopo un dibattito su alcune lettere dal carcere del teologo tedesco, ha esclamato: «Prof, ma allora il cristianesimo è interessante, è diverso da quanto ci hanno sempre detto!».

La trama della “biografia teologica” di Bonhoeffer disegnata da Monti si vede già dalla titolatura dei vari capitoli le cui pagine – affidate a un dettato limpido, lontano da certi saggi teologici dal linguaggio quasi esoterico – sono un costante contrappunto tra il suo “sistema” in progress e le scansioni anagrafiche, a partire dal 1923-33 con la sua prima riflessione universitaria, fino alle soglie del tragico epilogo. In tutto vengono evidenziate otto tappe, segnate dalla continua osmosi degli eventi storici e personali col progredire e fiorire della concezione teologica, spesso originale, di un giovane pensatore che non riuscì ad approdare a una pienezza biografica.

Non potendo ora rinserrare e rinsecchire in uno schema un’esperienza interiore intensa e una riflessione mobile e nobile, ci accontenteremo solo di indicare qualche spunto, spingendo il lettore anche non credente ad accostarsi alla guida di Monti per scoprire – in maniera più articolata – che aveva ragione quella ragazza sorpresa dalla freschezza di un cristianesimo così declinato. Tra l’altro, è curiosa la stessa grafica di copertina, ove nel volto di Bonhoeffer sono iscritte alcune sue categorie basilari come «responsabilità, realtà, fede», ma anche due formule divenute famose: il «Dio tappabuchi» da esorcizzare e l’«esserci per altri» da praticare.

Parlavamo di spunti: è, infatti, impossibile una riduzione a indice tematico di un percorso così variegato, aperto ovviamente anche a eventuali critiche, condotto però da un autentico credente (per altro ordinato pastore nel 1931), che lo è stato nel senso genuino di questo participio presente per cui non si crede una volta per sempre ma solo in un incessante e spesso spiazzante pellegrinaggio. Capitale – dicevamo – è la cristologia: Cristo è tale non solo in sé ma anche pro me, lo è dentro il mondo per cui il discepolo lo accoglie nella “Chiesa confessante” che non teme di inoltrarsi nella piazza e gridare il «Non ti è lecito!» al tiranno, immergendosi sia nella storia sia nella «vita comune», titolo di un saggio di Bonhoeffer del 1938, riflesso della sua esperienza comunitaria nella quale si incrociano la verticalità della preghiera e l’orizzontalità della comunione fraterna («esserci per altri»).

Per usare una sua nota distinzione, noi viviamo saldamente impiantati nelle realtà storiche «penultime», ma crediamo e ci proiettiamo verso quelle «ultime», ossia l’escatologia che trasforma e fa lievitare in pienezza eterna il necessario percorso precedente nel tempo e nello spazio. Soprattutto nella galleria oscura della sua prigionia, si aprono gli squarci luminosi di intuizioni di straordinaria efficacia. La consapevolezza è che il Dio intramondano, senza rinnegare la sua trascendenza celestiale, l’ha abbandonata in Cristo il quale ci salva non in virtù della sua distante onnipotenza divina, ma in virtù della sua sofferenza e morte, ossia con l’autentica fraternità con l’umanità, assumendone la stessa carta di identità segnata dal limite, dalla finitudine, dal dolore, dal morire.

È su questa traiettoria che «Cristo può diventare il Signore anche dei non-religiosi». Si penetra, così, in percorsi ereditati anche dal pensiero successivo non solo teologico: l’interpretazione della “mondanità”, nella quale siamo ora immersi, come un mondo ormai adulto che rigetta giustamente il citato «Dio tappabuchi», il Deus ex machina classico; anche il cristiano, perciò, deve essere capace di vivere in questo orizzonte etsi Deus non daretur.

Monti giustamente annota che un simile approccio paradossale meriti un’interpretazione contestuale biografica ben esplicitata, e che non sia assunto «come segnavia di un pensiero ateo, che dissolve l’alterità di Dio (la fede) in un malinteso cedimento alle istanze mondane». Tanto altro, comunque, si scoprirà in questo saggio essenziale attorno a una figura indimenticabile.

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