La piaga della droga, dolore e violenza

Ogni anno in Italia quasi una persona al giorno muore per overdose. La droga uccide, e uccide con drammatica frequenza. Secondo la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia del 2024, tra il 2013 e il 2022 sono stati registrati 3.418 decessi per overdose, quindi oltre 300 all’anno, e mentre la cannabis è rimasta negli anni la sostanza più diffusa, la cocaina ha visto un aumento preoccupante del suo consumo tra i giovani.

La percentuale di studenti tra i 15 e 19 anni che ha dichiarato di aver fatto uso di cocaina nell’ultimo anno è cresciuta dall’1,8% del 2022 al 2,2% del 2024. Anche l’utilizzo di stimolanti, come allucinogeni e nuove sostanze psicoattive, è cresciuto nell’arco dell’ultimo anno. L’eroina rimane sempre la più letale delle droghe, responsabile ogni anno di una cifra che si aggira tra i 100 e i 168 decessi, anche se negli ultimi mesi stanno prendendo piede altre droghe pericolosissime come il fentalyn, un potente antidolorifico dagli effetti simili se non peggiori a quelli dell’eroina e già molto diffuso negli Stati Uniti.

A parte le morti per overdose, l’uso di droga scatena spesso episodi di violenza.  Lo scorso 23 giugno a Pescara due minorenni hanno ucciso con 25 coltellate Thomas Christopher Luciani, un ragazzo diciassettenne. Il movente dell’assassinio è stato proprio un debito di 250€ per droga. I responsabili del delitto, due liceali sedicenni, sono giovani della “Pescara bene”: uno figlio di un’avvocata, l’altro figlio di un maresciallo dei carabinieri. I due assassini, dopo aver consumato l’omicidio in un parco, si sono uniti al gruppo di amici per andare a fare il bagno in uno stabilimento balneare. Proprio in mare avrebbero gettato il coltello, l’arma del delitto.

I ragazzi durante il primo interrogatorio non hanno mostrato alcun turbamento o rimorso: «Nessuna emozione, nessuna empatia o pentimento». Roberto Ferrari, il Giudice per le Indagini Preliminari, ha evidenziato come il quadro indiziario faccia «risaltare come causa determinante dell’azione l’impulso lesivo, cioè quello di provocare sofferenza e uccidere un essere umano».

Durante i funerali del giovane Thomas, l’Arcivescovo Valentinetti ha detto: «C’è una nuova lebbra che sta attanagliando la gioventù: la droga. E mi appello al governo di fermare i mercanti di morte, perché questo sono». L’Arcivescovo ha poi continuato chiedendo chi possa essere il vero responsabile di un atto così violento e, rispondendo alla sua stessa domanda, ha dichiarato: «Credo ci sia da riflettere su un’assunzione di responsabilità collettiva. Se i ragazzi diventano incontrollabili, tutti indistintamente dobbiamo assumerci delle responsabilità. Non è il caso di puntare il dito l’uno contro l’altro. Ma una cosa è certa: molto spesso i ragazzi vengono abbandonati».

In seguito all’omicidio di Pescara, anche Papa Francesco si è espresso sul tema delle sostanze stupefacenti. In occasione dell’udienza generale alla Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, istituita nel 1987 dall’Assemblea generale dell’Onu, il Santo Padre ha affermato: «Avendo conosciuto tante storie tragiche di tossicodipendenti e delle loro famiglie, sono convinto che è moralmente doveroso porre fine alla produzione e al traffico di queste sostanze pericolose. […] Quanti trafficanti di morte ci sono, perché i trafficanti di droga sono trafficanti di morte, spinti dalla logica del potere e del denaro ad ogni costo! Questa piaga, che produce violenza e semina sofferenza e morte, esige dalla società nel suo complesso un atto di coraggio».

«Una riduzione della dipendenza dalle droghe non si ottiene liberalizzandone il consumo – questa è una fantasia -, come è stato proposto, o già attuato, in alcuni Paesi. Si liberalizza e si consuma di più» ha ribadito il Pontefice, per poi chiedere «ai trafficanti di droga che riflettano sul male che stanno facendo a una moltitudine di giovani e di adulti di tutti gli strati sociali: Dio chiederà loro conto di ciò che hanno fatto».