Il lungo viaggio pastorale di Papa Francesco

Un instancabile Papa Francesco è partito per il suo 45esimo viaggio apostolico, il più lungo del suo pontificato. La missione, iniziata il 2 settembre scorso, toccherà il continente asiatico e oceanico, percorrendo quasi 33 mila km per 44 ore di volo complessive e visitando quattro Paesi: Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore. Un viaggio-impresa – rimandato nel 2020 a causa della pandemia – verso le “periferie del mondo”, i cui territori sono caratterizzati da una molteplicità di culture, confessioni e tradizioni religiose.

Nonostante l’età e le condizioni di salute non ottimali, Papa Francesco non ha ceduto davanti ai numerosi impegni e non ha voluto rinunciare alla missione apostolica di portare la Parola di Dio negli angoli più lontani del pianeta, anche alla vigilia di un anno impegnativo come quello del Giubileo. Durante il lungo viaggio, il Pontefice è ospite di diocesi e arcidiocesi rette da cardinali scelti da lui stesso in questi ultimi anni: Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Giacarta; John Ribat, arcivescovo di Port Moresby; Virgilio do Carmo da Silva, arcivescovo di Dili; William Goh Seng Chye, arcivescovo di Singapore.

Dopo le prime 13 ore di volo, Bergoglio è giunto a Giacarta, in Indonesia, prima tappa ufficiale del viaggio. Dopo l’Indonesia sarà la volta di Port Moresby, in Papua Nuova Guinea, da venerdì 6 a domenica prossima, 8 settembre. I due giorni successivi saranno dedicati a Timor Est (Dili); il viaggio terminerà a Singapore il 13 settembre.

Ogni tappa del suo viaggio il Santo Padre porta con sé un messaggio, un tema centrale che condividerà con la popolazione locale, con il clero e le istituzioni.

In Indonesia Bergoglio focalizza la sua attenzione sull’incontro tra fedi diverse, in ottica ecumenica, essendo il Paese musulmano più popoloso al mondo. Qui la Chiesa infatti è impegnata nel rafforzare la fraternità in un contesto pluralista che affronta anche problemi sociali e politici.

Ambiente e cambiamento climatico, invece, sono i punti salienti del messaggio apostolico in Papua Nuova Guinea, un territorio ricco di risorse ma al tempo stesso poverissimo, messo a repentaglio dall’innalzamento del livello degli oceani e da eruzioni vulcaniche e terremoti. Bergoglio quindi sottolinea l’importanza di avere sempre cura del Creato, ribadendo il messaggio della sua enciclica “Laudato sì”, ma lancerà anche un monito sul problema della corruzione e dello sfruttamento.

Timor Est è l’unico Stato a maggioranza cattolica che il Papa visita in questa missione apostolica. Qui il Pontefice è portatore di un messaggio forte e deciso su questioni scomode e spinose per il Paese, gli abusi sui minori da parte del clero e il ruolo politico e non della Chiesa nella lotta per l’indipendenza di un Paese culturalmente, linguisticamente e storicamente legato all’Occidente. L’indipendenza dal Portogallo ottenuta 25 anni fa ha portato con sé forti squilibri tra periferie e centro. Secondo Bergoglio, la fede potrà essere lo strumento attraverso cui la popolazione può avviare una trasformazione della società, superando le divisioni e contrastando le disuguaglianze, la violenza e la povertà.

Infine il viaggio apostolico si concluderà a Singapore, città-Stato affacciata sulla Cina caratterizzata non solo dalla sua altissima concentrazione di ricchi (quarta piazza finanziaria del Pianeta) ma anche dalla pacifica convivenza in una società multiculturale e multireligiosa. Il tema centrale del messaggio apostolico sarà la disparità economica, le diseguaglianze sociali – con particolare focus anche sul popolo cinese che vive nella metropoli – e l’importanza del dialogo interreligioso portato avanti dai giovani.