Il conflitto in Medio Oriente si allarga

Le sirene suonano a Beirut, a Tel Aviv, a Gaza, a Damasco. Il conflitto in Medio Oriente sta prendendo il sopravvento e la comunità internazionale resta ancora a guardare, inerme e sopraffatta. A poco più di un anno da quell’orribile data che è il 7 ottobre 2023, la crudeltà dettata dalla guerra a Gaza non accenna a diminuire. Anzi, di giorno in giorno è andata peggiorando perché di recente e fin troppo velocemente il conflitto sta dilagando negli Stati adiacenti ad Israele. Non si tratta più solo di Israele e Gaza, ma anche di Iran, di Siria, di Cisgiordania, di Yemen ma – in questi giorni – soprattutto di Libano.

Da fine settembre l’esercito israeliano sta conducendo una nuova operazione militare nella parte sud del territorio libanese, colpendo e tentando di annientare punti strategici e personalità di spicco di Hezbollah, l’organizzazione islamista sciita che detiene il potere nel Paese dei Cedri. Attraverso attacchi incessanti e mirati avvenuti soprattutto nella capitale Beirut, i primi di ottobre Israele è riuscito ad uccidere il leader del partito-milizia libanese, Hassan Nasrallah che guidava l’organizzazione dal 1992. In risposta a questo duro colpo Hezbollah sta proseguendo con il lancio di centinaia di razzi verso Israele. Parallelamente l’IDF continua l’offensiva anche sulla Striscia di Gaza e nonché attacchi sporadici nella capitale siriana di Damasco e contro gli houthi nello Yemen.

La guerra, quindi, si fa sempre più intensa ma anche più complicata proprio perché dal giorno alla notte il rischio di nuovi scenari e nuove minacce è costante. Due le situazioni più preoccupanti al momento. La prima riguarda infatti  l’Iran e un’ipotetica discesa sul campo di battaglia al fianco di Hezbollah e Hamas. Questa ipotesi sarebbe un punto di non ritorno non solo per il Medio Oriente ma per tutta la comunità internazionale che, giunti a un punto di non ritorno, dovrà necessariamente prendere delle posizioni ferme e decisioni che influenzeranno il proseguimento della guerra. La seconda situazione invece è quella relativa alle truppe dell’Unifil presenti nella “Linea Blu”, la zona cuscinetto al confine tra Libano e Israele. Nei giorni scorsi l’esercito israeliano ha colpito per due volte la missione di peacekeeping dell’ONU, ferendo alcuni soldati. Inevitabilmente questi attacchi hanno fatto aumentare in modo esponenziale e repentino la tensione internazionale. Da una parte il governo israeliano sta chiedendo a gran voce la chiusura della missione per continuare a combattere contro Hezbollah, dall’altra l’ONU e i Paesi coinvolti nella missione – tra cui l’Italia – hanno denunciato a gran voce la mossa azzardata.

Un messaggio di preoccupazione lo ha inviato anche Papa Francesco durante l’ultimo Angelus. “Continuo a seguire con preoccupazione quanto sta avvenendo in Medio Oriente e chiedo ancora una volta un immediato cessate il fuoco su tutti i fronti“. “Si percorrano le vie della diplomazia e del dialogo per ottenere la pace. Sono vicino a tutte le popolazioni coinvolte, Palestina, Israele, Libano, dove chiedo che siano rispettate le forze di pace delle Nazioni Unite”, ha aggiunto il Pontefice che più volte ha richiamato i Paesi coinvolti e l’intera comunità, intimandoli di sforzarsi per frenare le tensioni e trovare al più presto un accordo per cessare le ostilità, soprattutto per il bene dei civili. Infatti in tutto questo vortice di violenza irrefrenabile sfociata anche in Libano, chi ne fa le spese maggiormente è la popolazione civile che, a fronte dell’invasione via terra delle truppe israeliane, ha dovuti mettersi in salvo altrove, soprattutto verso la capitale Beirut. Gli sfollati che fuggono dalle loro case sono oltre un milione e il numero è destinato a salire, come anche quello delle vittime che sommate a quelle di Israele e Gaza dell’ultimo anno delinea uno scenario inquietante e una crisi umanitaria allarmante. Il Medio Oriente quindi è una polveriera pronta ad esplodere allargando i confini di un conflitto duro, sanguinoso e senza alcuna speranza di soluzione immediata.