Gener-azioni: a scuola di condivisione

Uno dopo l’altro, sonnecchiando, hanno raccolto velocemente un quaderno, una penna, una matita, una merenda. Zaino in spalla, sono usciti di casa, avventurandosi fra le strade delle nostre città. Sono i milioni di studenti italiani che, come ogni anno, a settembre hanno vissuto il primo giorno di scuola.

Come sottolineato a più riprese dal Censis, il numero degli studenti è progressivamente calato negli ultimi anni e non si intravede all’orizzonte un’inversione di tendenza: quest’anno la scuola italiana si trova con circa 110.000 banchi vuoti in più. Tuttavia, il primo giorno di scuola resta un momento importante per la nostra società.

Per bambini e ragazzi, si tratta di un passaggio netto fra due quotidianità diverse: quella estiva, un tempo pensato per essere dedicato esclusivamente al riposo e alle relazioni, e quella scolastica, in cui le relazioni intra e intergenerazionali entrano in più ampio quadro intenzionalmente orientato alla migliore formazione di ciascuno.

Si assiste così a un vero e proprio cambio di ruolo: da un giorno all’altro, i pari diventano compagni di classe e gli adulti diventano docenti. Contesti diversi implicano ruoli diversi: questo è forse ancor più evidente nei comuni più piccoli, in cui studenti e docenti non condividono soltanto lo spazio dell’aula, ma anche quello del campo da calcio, della piazzetta, della chiesa…

Anche in questo caso, la scuola conserva una specificità: si sta insieme con un obiettivo comune, che interessa e fa bene a tutti. La scuola diventa una grande palestra per le relazioni di gruppo e per la democrazia: per stare bene in aula, è necessario imparare a capire e a capirsi, a esprimere le proprie opinioni e ad ascoltare quelle degli altri, a trovare una soluzione che possa mettere d’accordo le esigenze di tutti. Ciascuno è chiamato “secondo le proprie possibilità e la propria scelta” a contribuire alla comune avventura educativa.

Compito dei docenti è favorire la realizzazione delle condizioni ottimali perché studenti e studentesse possano scoprire ed esprimere al meglio le proprie potenzialità. Per far questo, è certamente necessaria la cura dell’aggiornamento professionale e didattico, per trovare le strategie più efficaci e coerenti con i bisogni educativi emergenti.

Fra questi, i docenti sono chiamati ad affrontare e vincere la sfida lanciata dall’incomunicabilità generazionale che sembra far da padrona nella nostra società. Non si tratta di una semplice strategia didattica: è necessario che in aula si generi un’autentica condivisione della vita, in cui giovani e adulti si trovano di fronte alle stesse sfide esistenziali, sperimentando le stesse paure, gli stessi entusiasmi e gli stessi desideri.

Anche a fronte dell’inverno demografico che avanza, è oggi più che mai necessario che generazioni diverse trovino nella scuola una palestra non solo dell’agire insieme, ma anche del sentire e pensare insieme. Non è forse qualcosa di ben più umano di quanto sarà mai capace di offrire un’intelligenza artificiale?

 

Marco Emanuele