I bambini feriti di Gaza negli ospedali italiani

In Medioriente è in atto l’inferno. Sono 75 anni che arabi ed ebrei si contendono la Terrasanta tra conflitti, tensioni, violenze e una convivenza complicata. Tuttavia, dall’attacco di Hamas del 7 ottobre, la già precaria situazione isreaelo-palestinese è degenerata nella più totale tragedia. In poco più di sei mesi sono state uccise più di 34.000 persone. Secondo Save the Children, questa carneficina è costata la vita di 11.500 bambini palestinesi soltanto fino a metà gennaio. In questa mattanza, l’Italia si sta adoperando per mettere a disposizione le strutture ospedaliere a bambini e adulti che hanno bisogno di medicazione.

Da fine gennaio sono partiti dal Medioriente tre voli aerei e una nave militare per portare negli ospedali italiani alcuni palestinesi che lottano per la vita. Il primo volo in questione è atterrato il 29 gennaio all’aeroporto di Ciampino, con a bordo 10 bambini e un adulto in attesa di essere curati. Il 5 febbraio invece ha attraccato al molo di La Spezia la nave militare Vulcano, con 62 palestinesi di cui 18 bambini feriti. L’ultimo volo, che ha portato 13 infanti da curare con accompagnatori, è atterrato in Italia il 10 marzo.

I piccoli pazienti sono stati portati in ospedali individuati dal ministero della salute: il Bambin Gesù di Roma, il Gaslini di Genova, il Santobono di Napoli, il Meyer di Firenze, il Niguarda di Milano e il Rizzoli di Bologna. Inoltre, un gruppo di medici del Gaslini e del Meyer è andato ad Abu Dabi per operare bambini vittime del conflitto trasferiti per emergenza negli Emirati Arabi.

A marzo, il ministro della difesa Guido Crosetto ha specificato che «L’Italia sta facendo e continuerà a fare tutto il possibile, per alleviare le sofferenze della popolazione civile. Ancora una volta la Difesa ha dato dimostrazione di professionalità, competenza e grande umanità. Per questo motivo voglio ringraziare il personale militare che, assieme a quello del ministero degli Affari esteri, ha operato nel posto avanzato di coordinamento in Egitto».

Alcuni medici, tuttavia, lamentano le difficoltà per i feriti di uscire da Gaza per ricevere cure. Il dottor Andrea Moscatelli, rianimatore anestesista e pediatra dell’ospedale Gaslini di Genova, puntualizza che: «Non tutti i bimbi feriti nell’inferno di Gaza riescono a uscire. Israele non concede i visti».

Il neurochirurgo Gianluca Piatelli, sempre dell’ospedale Gaslini ma andato ad operare negli Emirati Arabi per curare i palestinesi feriti, sottolinea la dura esperienza umana vissuta mentre mostra la foto e la radiografia del cranio di un bambino: «La verità è che i cecchini sparano anche ai bambini e in questo caso la fortuna ha voluto che la traiettoria sia stata deviata o la forza attutita perché altrimenti non ci sarebbe stato nulla da fare».

Mentre a Gaza si consuma la tragedia, ci sono varie voci che si esprimono per la pace e per il dialogo. In particolare, Papa Francesco ha chiesto più volte di terminare questa inutile strage. Il 21 aprile il Santo Padre ha dichiarato: «Continuo a seguire con preoccupazione e dolore anche la situazione in Medioriente. Rinnovo l’appello a non cedere alla logica della rivendicazione della guerra. Prevalgano invece le vie del dialogo, della diplomazia, che può fare tanto». Il Papa ha poi proseguito: «Prego ogni giorno per la pace in Palestina, in Israele e spero che quei due popoli possano presto smettere di soffrire».